Il Palazzo del Senato e
l’Archivio di Stato
Sorto come Collegio Elvetico, per favorire la formazione del
clero svizzero quando in quel paese imperversava la riforma
protestante, il palazzo di Via Senato è oggi occupato da una
prestigiosa istituzione, l’Archivio di Stato.
La facciata, molto particolare, rispecchia il gusto barocco di
Francesco Maria Richini, autore, insieme con Fabio Mangone,
della costruzione dell’edificio voluto da Carlo Borromeo,
strenuo difensore del cattolicesimo nei confronti del
luteranesimo, e portato a compimento successivamente dal cugino
Federico Borromeo. La struttura del complesso trasmette il
rigore ascetico di San Carlo, con la sua sobria solennità,
legata ai principi della controriforma seguita al Concilio di
Trento.
Dopo la soppressione del Collegio Elvetico, l’edificio divenne
sede del governo (1787), poi sede del corpo legislativo della
Repubblica Cisalpina (1796), indi palazzo del Senato (fino al
1814) e infine sede di diverse amministrazioni dello Stato.
Dal 1872 il Palazzo ospita l’Archivio di Stato, uno dei più
importanti d’Italia.
La visita all’Archivio di Stato, sotto la guida della Dott.ssa
Carlone e del Dott. Liva, funzionari
esperti e appassionati che volentieri si sono prestati ad illustrarci
i contenuti più significativi della raccolta, ha costituito
un’esperienza unica, che ci ha dato modo di toccare con mano, in
senso letterale, documenti originali a partire all’ottavo
secolo, percorrendo poi tutta la storia della nostra città sino
ai periodi più recenti. Fra le nostre mani e sotto i nostri
occhi sono passati l’archivio ducale degli Sforza, quello delle
successive dominazioni spagnola e austriaca, sino al
Risorgimento. Si tratta di una documentazione ampia e ricca,
comprendente atti sovrani, atti catastali, atti della
Prefettura, del Tribunale, del Distretto militare, dell'Archivio
notarile, ecc..
Per ulteriori approfondimenti è opportuno
visitare il sito dell'Archivio, che potete trovare seguendo il
link
http://www.archiviodistatomilano.beniculturali.it/
Filippo Vasta |
Palazzo Senato (Archivio di
Stato)
Il Palazzo del Senato fu eretto agli inizi del secolo XVII per
volere del cardinale Federico Borromeo come sede del Collegio
Elvetico, istituito nel 1579 da S. Carlo Borromeo per la
formazione del clero svizzero che faceva parte della Arcidiocesi
di Milano.
L’edificio fu iniziato nel 1608 dall’architetto Fabio Mangone
(1587-1629), che lavorò nella Fabbrica del Duomo di Milano e fu
insegnante di architettura all’Accademia Ambrosiana;al Mangone è
attribuito il bel cortile classicheggiante del Collegio
Elvetico.
Il palazzo fu continuato dall’architetto Francesco Maria Richini
(1584-1658), una delle personalità più autorevoli del XVII
secolo. La movimentata e severa fronte curvilinea a due ordini
di finestre di gusto barocco è stata costruita dal Richini. La
costruzione fu poi continuata dall’architetto Gerolamo Quadrio
(1659-1723), che lavorò come tutta la sua famiglia di architetti
per la Fabbrica del Duomo di Milano, per tutto il secolo
successivo. Le riforme giuseppine decretarono la soppressione
del Collegio Elvetico che ospitò vari istituti del Governo
austriaco e poi di quello francese; dal 1809 al 1814 divenne la
sede del Senato del Regno d’Italia, da cui il nome attuale. Dopo
varie destinazioni nel 1870 nel palazzo fu sistemato l’Archivio
di Stato, che vi ha tuttora sede. Tale Archivio comprende
documenti di 12 secoli , da documenti anteriori al 1000
all’archivio ducale degli Sforza ed è considerato uno dei più
importanti d’Italia. Vi è annessa una scuola di paleografia.
L’edificio fu gravemente danneggiato dai bombardamenti aerei del
1943 ma è stato restaurato con cura.
L’esterno evidenzia la monumentale facciata concava al centro
per creare spazio davanti all’ingresso (elemento tipico del
barocco) che è scandita verticalmente da bugne che rivestono gli
spigoli. Al piano terra timpani triangolari sopra le finestre e
portale grandioso con pilastri,al primo piano finestre con
timpani ricurvi decorati e finestrone centrale sormontato da
stemma.
L’interno si articola in due grandi cortili collegati fra loro
da un criptoportico. I cortili sono cinti da portici
architravati (nel secondo cortile il portico è solo nella parete
di ingresso e le altre tre pareti sono scandite da lesene)
Giuseppe Bardone
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