Fra i figli illustri della nostra città, un posto di tutto rilievo spetta a Federico Borromeo. Valgono le parole del Manzoni, che ne fa un personaggio fondamentale nella trama dei Promessi Sposi: "Fu degli uomini rari in qualunque tempo, che abbiano impiegato un ingegno egregio, tutti i mezzi d'una grand'opulenza, tutti i vantaggi d'una condizione privilegiata, un intento continuo, nella ricerca e nell'esercizio del meglio".
Creato Cardinale a soli 23 anni e arcivescovo di Milano a 31, concepì l'idea di dotare Milano di una grande biblioteca, ritenendo che la cultura fosse uno dei più importanti strumenti per la difesa del cattolicesimo nei confronti della riforma protestante. Prese così avvio la costruzione, a partire dal 1603, dell'edificio destinato alla Biblioteca, sotto la guida di Lelio Buzzi e con la collaborazione dell'onnipresente Francesco Maria Ricchini. Nel 1609 venne aperta la sala di lettura dove gli studiosi potevano consultare liberamente i libri esposti nelle scansie, modificando il costume quattrocentesco di legarli ai banchi di lettura. Conscio dell'importanza dell'immagine nell'educazione dei fedeli, Federico volle comprendere nell'istituzione un'Accademia artistica e una galleria di dipinti.
Essendo egli stesso un raffinato collezionista, nel 1618 donò all'Ambrosiana i dipinti e disegni di sua proprietà, che costituiscono il nucleo originario della Pinacoteca. Nel 1631, anno della morte del Cardinale, la Pinacoteca comprendeva opere di Leonardo, Raffaello, Caravaggio, Tiziano, Bernardino Luini, Brueghel. Il suo esempio fece sì che, anche dopo la sua morte, non mancarono i donatori fra i milanesi, a partire dal marchese Galeazzo Arconati che conferì dodici manoscritti di Leonardo, fra cui il celebre Codice Atlantico.
Una visita alla Pinacoteca Ambrosiana è un'occasione di arricchimento, oltre che di omaggio ad un grande umanista.
Filippo Vasta

 


 

 

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quellichelacomit.it -  novembre 2016