La gestione degli ammassi alimentari

durante la seconda guerra mondiale

Le carte del Servizio Filiali Italiane permettono di approfondire il ruolo della Comit

Newsletter dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolo, numero doppio 26/27 ottobre 2015
 

Carla Cioglia e Guido Montanari

Si è recentemente conclusa l‘inventariazione dell’Archivio della Segreteria del Servizio Filiali Italiane, al cui interno vi è un consistente nucleo (175 faldoni) di carte relative alla Seconda guerra mondiale, concernenti l’applicazione delle leggi di guerra, la gestione degli ammassi dei generi alimentari e, di grande rilevanza storica, le pratiche relative alla confisca dei beni ebraici e alla cessione alla Jugoslavia nell’immediato dopoguerra delle filiali istriane.

Nato alla fine degli anni Venti in forma volontaria e a difesa dei piccoli produttori, l’istituto dell’ammasso venne sancito per la prima volta nella legislazione italiana nel 1935, solo per il grano, e assunse carattere obbligatorio nel 1936.

La concentrazione dei prodotti agricoli garantiva, da un lato, la sicurezza nello smercio delle produzioni e dall’altro forniva la possibilità ai produttori di incassare, subito dopo il raccolto e alla consegna della merce ai Consorzi agrari

provinciali, un anticipo a un prezzo provvisorio con diritto di conguaglio. I Consorzi agrari, “fascistizzati” nel 1938 nei Consorzi provinciali dei produttori, contribuirono alla costruzione nel paesaggio agrario di tutto il Paese di diverse centinaia di moderni silos per l’immagazzinamento dei prodotti alimentari, ancora oggi presenti diffusamente nel territorio.

Se nei primi anni gli ammassi erano solo relativi ai cereali, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale si estesero a svariati prodotti, da quelli di uso più comune, come olio, lana, latte e latticini, noci e nocciole, canapa e bozzoli da seta, a quelli più particolari e meno utilizzati come bergamotto, ginestre, manna, paglie di linosa, pinoli, pistacchi e zafferano. Via via che le condizioni economiche peggioravano in Italia - compresa la produzione di generi alimentari che nel 1943 subì un vero proprio crollo - l’istituto degli ammassi venne sempre più considerato dai contadini come uno strumento burocratico e oppressivo; così venne spesso aggirato, non consegnando molte derrate alimentari che, oltre al sostentamento dei singoli, in molti casi finirono ad incrementare i primi fenomeni di “borsa nera”. Nelle zone liberate e, in

generale, nell’immediato dopoguerra, gli ammassi vennero comunque mantenuti per sopperire alla drammatica penuria di cibo per la popolazione, ma con la ripresa della produzione interna e degli scambi internazionali vennero sempre più ridotti fino alla loro scomparsa nei primi anni Cinquanta.

Nelle carte del Servizio Filiali Italiane si trova testimonianza della partecipazione della Comit al finanziamento a favore dei Consorzi provinciali per gli anticipi sugli ammassi (35 faldoni), e del lavoro svolto per estendere alle banche di interesse nazionale (BIN) questa attività affidata inizialmente agli istituti autorizzati all’esercizio del credito agrario, come le Casse di risparmio e i Monti di pietà.

Dopo una parte generale, sono state ordinate alfabeticamente le pratiche relative ai singoli ammassi in cui prevalgono i cereali insieme alla lana e all’olio: per ogni singolo prodotto si trova una parte dedicata alla normativa generale ed una

seconda parte di corrispondenza tra la Segreteria del Servizio Filiali Italiane e le singole filiali della Comit che offre uno spaccato della portata dei finanziamenti per le singole regioni. Segue la documentazione relativa ad altre forme di controllo della produzione alimentare (ad esempio i vincoli su patate e legumi, la distribuzione del vino), e agli enti che si occupano di produzione, lavorazione e di allevamento e macellazione del bestiame.

 

 

 

 

 

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quellichelacomit.it news - marzo 2016