Profilo biografico di Giuseppe Toeplitz

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Quarta puntata - L’ascesa all’interno della Direzione Centrale (1904-1914)
 

Alla fine del 1903 T. tornò definitivamente a Milano per accedere nell’arco di pochi anni ai vertici della Banca Commerciale. Promosso il 28 dicembre 1903 condirettore della sede centrale, venne nominato direttore il 3 novembre 1906, insieme a Louis Dapples e ad Annibaie Ghisalberti. La Direzione Centrale stava per rimanere sguarnita per le dimissioni di due suoi membri; si era perciò stabilito di «... riparare al grave vuoto che sarà per verificarsi, con opportune promozioni del personale direttivo della Sede Centrale. Infatti l’organizzazione del nostro Istituto... permette di fare assegnamento sopra funzionari non solo versati nei vari rami degli affari correnti, ma che ebbero anche campo di prendere parte diretta in quelle operazioni che entrano più specialmente nelle attribuzioni della Direzione Centrale».

Questa definizione coincideva perfettamente con il curriculum professionale di T.: questi era infatti non solo esperto in affari correnti perché «... conosce[va] a fondo la clientela delle nostre filiali principali — due delle quali - Napoli e Venezia, sono state create da lui», ma anche in operazioni speciali, a cui aveva partecipato fin dalla sua assunzione, come collaboratore di Joel e poi in prima persona. Si trattava di affari di carattere finanziario e industriale di grande rilievo, tipici della «banca mista» e la cui conduzione era prerogativa quasi esclusiva dei direttori: «La competenza tecnica necessaria per trattare questi affari doveva essere infatti molto elevata e accompagnata a non comuni doti di intuito e di mediazione nelle relazioni interpersonali».
Nel novembre del 1907, al culmine della crisi bancaria e borsistica di quell’anno, T., a riprova della fiducia che ormai godeva all’interno della Banca Commerciale, fu incaricato - insieme al capo contabile della Banca, Adolfo Comelli, e ai rappresentanti del Credito Italiano — di esaminare i bilanci della Società Bancaria Italiana (Sbi); questa ispezione era stata richiesta espressamente dalla Banca d’Italia prima di procedere al salvataggio della Sbi.
Nell’ambito della riforma interna della Direzione Centrale del 1907- 1908, con la quale si attuò la separazione dalla Sede di Milano, T. divenne nell’ottobre del 1907 capo dell’Ispettorato, allora denominato Servizio Controllo Sedi; in questo incarico fu coadiuvato dal capo degli ispettori, Davide Camerini. Dopo la crisi del 1907 era ormai maturata, all’interno della Banca Commerciale, l’esigenza di una più stretta sorveglianza sul lavoro delle filiali; il Controllo Sedi, sotto la guida di T., divenne nell’arco di alcuni anni un dipartimento di grande rilievo all’interno della Banca. Sommava infatti le funzioni di ispettorato, di controllo dei crediti, di impianto e coordinamento delle filiali.
L’organico fu potenziato e la sfera d’azione di questo servizio venne allargata con l’assunzione anche del controllo dei crediti alla clientela, funzione che in precedenza era stata svolta dalla Segreteria Generale; in questo ambito, T. e Camerini fecero adottare un nuovo formulario per il controllo mensile dei rischi. Su proposta di T., il lavoro degli ispettori venne razionalizzato con una accurata divisione delle zone; furono inoltre perfezionate le modalità di rilevazione contabile e di trasmissione delle informazioni sulla clientela facilitata da parte delle filiali.
All’interno dell’azione di collegamento tra la periferia e la Direzione Centrale, lo stesso T. — affiancato dal direttore Mino Gianzana — compì dal 1910 al 1913 numerose ispezioni nelle varie filiali, soprattutto dell’Italia meridionale. Nell’ambito di questo incarico, T. si impegnò anche a sviluppare il lavoro nelle filiali ispezionate, sostenendo in prima persona il finanziamento di alcune iniziative di gruppi imprenditoriali locali del meridione e proponendo, soprattutto nel 1912, l’acquisto di nuovi palazzi per numerose filiali, tra cui Cagliari, Roma e Napoli. Il risultato di questo impegno, dal punto di vista del lavoro di sviluppo dell’attività della Banca, fu sicuramente positivo e cospicuo se si considera il notevole incremento del numero delle filiali verificatosi durante il biennio 1913-1914.
Un altro sicuro indizio dell’ascesa di T. all’interno della Banca si può riscontrare all’interno degli organi di controllo dell’Istituto: dal 1908 fu il relatore al Consiglio d’Amministrazione e ai Comitati sui « crediti accordati » dalla Direzione Centrale; verso la fine del 1911 T. ebbe anche l’incarico di esporre al Comitato Centrale la relazione annuale della Direzione Centrale sugli «impegni in corso per titoli e partecipazioni»


fine della quarta puntata (continua)

 

 

 

 

 

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