SEMEL SCOUT, SEMPER SCOUT - di Virginio
Inzaghi (Pavia)
8a puntata
Quanto
è stato fatto nei due anni che diressi questo Reparto l’ho
descritto quasi fedelmente (un poco romanzato perchè il racconto
viene presentato come “romanzo”) nel mio libro “Ragazzi
miei...”).
Fu una esperienza molto bella, diversi di quei ragazzi mi sono
ancora vicini, ora sono uomini, con famiglia, figli, posizione
sociale o sono già in pensione...mamma mia come passa il tempo!
Volevamo bene a quei ragazzi, diversi di loro erano
completamente sbandati e furono recuperati, in tutti riuscimmo a
lasciare qualche impronta di bene.
Ricordo la caccia al materiale necessario, cioè teli tenda,
zaini militari, borracce, gavette (ci scappò anche qualche
furterello ma erano ancora ragazzi di strada...), ricordo le
promesse dei primi otto ragazzi, al Chiozzo, sulla riva del
Ticino, alla presenza del Riparto Pavia I.
Cominciava per loro, e intanto giungevano altri ragazzini
attratti dalla novità, l’avventura, la prima notte in tenda,
esercitazione eseguita al Campo Sportivo della Madonnina di
proprietà dell’Oratorio San Luigi.
E la sede. Tre stanzettine contigue in locali provvisori che
erano stati costruiti nell’orto della sua villa dal generoso
ingegner Eliseo Mocchi (la cui figlia era Capo Riparto delle
Guide ed intercedette per noi)
Erano state costruite provvisoriamente ad uso di abitazione dei
Frati Stimmatini nel mentre veniva costruita la Chiesa della
Sacra Famiglia in Città Giardino, che sarebbe diventata
Parrocchia da loro gestita.
I ragazzi eran pronti, sorretti da un forte entusiasmo che era
anche il nostro e di cui li facevamo partecipi.
I nostri incontri dovevano essere gioiosi. Non c’è nulla che
mortifichi di più un ragazzo quanto il vedere che il Capo non
gioca con gioia ed entusiasmo insieme a loro, non condivide la
loro gioia ed il loro entusiasmo.
Non partecipai però con essi al Campo Regionale di San Giorgio
all’Idroscalo di Milano (mentre i Lupetti erano a Tagliedo),
perchè in quei giorni nacque la mia prima figlia.
Con essi invece svolsi il Campo estivo a Caldirola (AL) mentre
il Pavia I era a Croviana di Malè (TN).
Partecipammo poi ai grandi cortei in onore della Madonna
Pellegrina, che fu trasportata in città dai Rovers del Pavia 1°,
partecipammo insieme per il servizio d’ordine al Congresso
Eucaristico diocesano, anche se non tutti i miei ragazzi
gradivano questo clericalume...
Devo essere molto grato alle mie due donne (mamma e moglie) che
compresero ed in certo modo condivisero, la mia passione scout e
mi lasciavano fare.
11 1956 vide il Campo Regionale lombardo a Como e vi
parteciparono i due Riparti.
Quell’anno vide anche un altro mio trasferimento, cioè il
passaggio dal negozio di macchine per cucire (nel giugno del
1956 vendetti 72 macchine !!) alla Banca Commerciale Italiana di
Pavia come cassiere e destinato al Caveau titoli che, in
seguito, mi ospitò per un quarto di secolo.
li un periodo in cui funziono da Capo Clan, da Capo Gruppo ed
anche da Commissario di Zona, a seconda delle necessità e
disponibilità dei Capi fin che le situazioni incerte si
chiarirono, ma questi incarichi mi diedero modo di considerare
il metodo dai suoi inizi lupettistici alla sua conclusione (se
così si può dire) che è quando si entra nella vita, con
incarichi e responsabilità piena.
Io vi ero già entrato, nella vita, ma l’avventura proseguiva
sempre piacevolmente.
Nella primavera del 1957, il Geom. Romagnoli (vecchio scout del
1928 che ci aveva sempre seguiti attraverso i suoi due figli
scout e che aveva una solida impresa di costruzioni), accettò
l’incarico di Commissario di Zona (Provincia di Pavia che
annoverava Gruppi scout a Voghera, Mortara, Vigevano, Mede
Lomellina).
Il Gruppo Pavia 1° con Don Ubicini, con Guglielmo Portinari in
funzione di Capo Riparto e 10 scouts, partecipò al Jamborce di
Sutton Park (in Inghilterra) e la loro partenza fu benedetta dal
Vescovo Mons. Allorio che ebbe sempre a cuore il Movimento
scoutistico.
Per me il 1957 segnò la nascita della mia seconda figlia e mi
limitai ad incontri di carattere regionale, mentre i resti dei
Riparti I e II, cioè quelli rimasti a casa, compivano il Campo
estivo a Croviana di Malè.
E bene che Riparti (e anche Branchi naturalmente) della stessa
città si trovino tra di loro e non si chiudano entro le mura
della propria sede con attività individualistica ma vi sia una
apertura fraterna di giochi e di gare, di conoscenze e di
amicizie. Mi ripeto ma è una attività troppo importante nella
vita delle Unità perchè non la si debba considerare seriamente.
Intanto la costruzione della Chiesa della Sacra Famiglia era
terminata, l’Ingegnere voleva demolire le casette (cioè la sede
del mio Riparto Pavia II), per ripristinare il suo giardino, io
ero preso da continue coliche renali, Giancarlo era oberato dal
lavoro.
Senza sede, con nessuno che volle sostituirci, il Riparto Pavia
11° abbassò i suoi guidoni, diversi scouts si aggregarono al
Pavia 1°, qualcuno abbandonò l’avventura.
Non commento il mio stato d’animo e mi sforzavo di sorridere
nella difficoltà. Ma ci vuole molta forza per non dire parolacce
contro chi, anche potendo, non ci dà una mano e andarsene delusi
per proprio conto...ma tutto questo non sarebbe scout.
Io, fin dall’inizio della mia attività scout, avevo preso come
mio motto una frase di una poesia di Kipling che diceva: se non
farai di ogni tua ora sessanta minuti di opere compiute...non
sarai un uomo.
Nelle occasioni della vita, quando dovevo prendere una decisione
o giudicare un’azione o un attività mi chiedevo:
è scout o non è scout ? Se lo è, la faccio, se non lo è la
respingo anche se mi costa.
Ero a riposo, ero solo consigliere a latere, e mi illudevo di
passare una stagione tranquilla quando, per le dimissioni, per
motivi professionali e le nozze dell’Avvocato Jachia fui
richiamato all’Incarico Regionale della Branca Lupetti.
Era in corso lo scontro Milano-Roma per il problema della
conduzione femminile dei Branchi ed io ebbi l’incarico dal
Commissariato Regionale di ottenere dai Consigli Generali della
Associazione, il riconoscimento e l’approvazione dell’uso delle
cheftaines.
Azione che mi impegnò per un decennio, cioè fino
all’approvazione avvenuta nel 1970!!
Nell’aprile ‘59 partecipai comunque al Campo regionale ili San
Giorgio a Gallarate (Varese), in maggio nacque il mio
terzogenito, in Luglio vidi con gran piacere andare a Colico per
diventare Capi Branco quelli che erano stati i miei Lupetti del
Branco di dieci anni prima.
Per inciso, la squadriglia tecnica del Campo Scuola di Colico
dal 1956 al 1959 fu sempre composta da Rovers del Clan “La
Palude” di Pavia.
Il mio Gruppo, nel 1960, aveva messo in sesto tre Branchi, Don
Ubicini era andato in Val Codera al Campo Assistenti con Don
Ghetti, il Riparto era a Ceresole Reale in un apprezzato campo
estivo.
Per me invece era il momento del “redde rationem”. Scelto come
Consigliere Nazionale e relatore con il gruppo lombardo dovetti
affrontare a Roma una specie di processo contro le Capo Branco.
Ma se avevo qualche paura, essa svanì quando, prima di partire,
ricevetti una lettera da Firenze che diceva:
“Caro Akela, è Guido che ti scrive e che senz'altro
ricorderai come uno dei tuoi più vecchi (sono più di 12 anni
ormai) ( in realtà erano nove) ma sempre fedeli “lupi
”... ”
Guido, Guido... il Capo sestiglia dei Lupi rossi e con lui suo
fratello più giovane, aveva 12 anni, doveva passare al Riparto
quando dovette lasciare Pavia perchè il papà, ingegnere, aveva
ottenuto un buon impiego a Torino.
Ora Guido (Pace) mi scriveva da Firenze, (e conservo con affetto
tale lettera che mi dava sue notizie), ove si trovava come
Ispettore della Olivetti. Da buon lupo cacciatore aveva
raggiunto la sua preda e si ricordava di chi gli aveva insegnato
a cacciare...
Mi sia concesso di riportare anche un’altra parte di questa
lettera. Essa mi diceva:
“...da una discussione sorta poco fa con i miei colleghi
sullo scoutismo, mi sono ricordato che dovevo vincere la mia
pigrizia nello scrivere e riallacciare con immenso piacere dei
rapporti che, in realtà, dentro di me ho serbato tra i ricordi
migliori della mia vita. Ti ricordo sempre negli atteggiamenti a
te soliti quando, stanco del lavoro, uscivi dal Mercato
Ortofrutticolo con la tua bicicletta (verde, mi sembra) e che mi
lasciavi provare, sempre allegro e sorridente, quando venivi a
scusarmi presso i miei genitori per il ritardo di una gita o
quando mi rimproveravi per non aver superato l'ultima prova per
le stelle (la prova dell'oggetto utile). Ti accorgi di come,
dopo tanti anni, si ricordano le cose più felici della propria
vita? Si, perchè ora a 21 anni passati, tutto ciò che ho
assimilato nei lupetti mi è stato sempre da guida. Ho proprio
voglia di vederti di parlarne assieme: sarai cambiato
senz’altro ma ho
l impressione che saprei riconoscerti tra un milione di
persone... ”
Anch’io, ora, avevo una preda da procurare ai bambini d’Italia
perchè diventassero tutti lupetti come Guido e dovevo affrontare
la lotta. Era necessario, obbligatorio, secondo me,
Intanto che battagliavo per le cheftaines non perdevo però di
vista lo scoutismo della mia città e quindi partecipai al Campo
estivo del Gruppo in Val Palot (Iseo) e quindi trovai un pò di
tranquillità nelle feste natalizie che passai, insieme al
Riparto, a Cella di Varzi, un paesino sperduto tra colli
pietrosi.
11 Parroco, don Adamo, voleva dare a quella landa sconosciuta
una vita nuova, voleva raccogliere la gente dispersa in quegli
avvallamenti e dare loro un miglior senso di vita. Decise di
costruire quello che fu chiamato “Il tempio della Fraternità ”
in cui raccolse cimeli di guerra di ogni popolo, terre di ogni
continente.
Noi offrimmo il nostro aiuto materiale costruendo la scalinata
che porta al Tempio e cantando insieme ai ragazzi della valle.
Don Adamo ci ospitò nella Canonica e ci diede pane e salame...
In campo regionale devo segnalare la fraterna collaborazione di
Paolo Marchisio, un eccellente Capo Branco che condivise per
anni l’attività scoutistica con la moglie Anna Maria, alla morte
della quale, con gli auspici dello stesso Cardinal Martini di
Milano, fu impostata ed è tuttora in corso, una pratica di
beatificazione.
11 1961 segnò, nella mia città, una importante realizzazione
civico-scout. Commissario Provinciale era il Geometra Romagnoli,
titolare di una affermata azienda di costruzioni e suo geometra,
assistente ai lavori, Sordi, Capo Gruppo del Pavia 1° e già
Incaricato Regionale per la Branca Scout.
Poiché diverse famiglie di scout erano in cerca di casa fu
proposto e realizzato un Condominio “scout” di 24 appartamenti,
che venne occupato da diverse famiglie di associati ed il piano
terra destinato ad ospitare il Gruppo Pavia 1°, in Via Langosco
26, e il Gruppo lasciò, ovviamente, i locali delle Scuole
Magistrali.
Io vi impiantai, in uno sgabuzzino, una camera oscura con
sviluppo e stampa di fotografie, aperto a quegli scout che
volessero acquistarne la “specialità”. Lo “studio fotografico”
(così pomposamente chiamato) era munito anche di un
bell’ingranditore tipo “Reporter” col quale si potevano
ricavare, ingrandendole, certe espressioni dei ragazzi con
grande ilarità di tutti alla loro “pubblicazione”. (Durò qualche
anno e poi tutta l’attrezzatura fu rubata).
In questo periodo feci un pò da Capo Clan, offrii ospitalità al
gruppo degli “Amis dal dialèt”, una diecina di poeti dialettali,
come me, che, una tantum, si trovavano per parlare del dialetto,
leggere le proprie poesie, preparare incontri cittadini.
Con Padre Galli diressi il Campo Scuola di Colico per Capi
Branco: poiché gli allievi venivano da ogni parte d’Italia, era
bene che conoscessero e riportassero ai loro Gruppi le
motivazioni dell’accettazione delle Capo Branco, che essi ci
chiedevano in continuazione.
Mi trovai, alla fine di quell’anno, oberato dal trasloco, dagli
impegni economici (io solo lavoravo con moglie e tre figli a
carico) per il mutuo per la casa, per la mia mamma anziana che
mi creava problemi, così che mi dimisi daH’incarico regionale,
pur rimanendo membro della Pattuglia regionale per la questione
cheftaines.
Consegnai pertanto il Branco del Lago a Dario Faleri, un ottimo
Capo lombardo, assicurando nel contempo Duccio Jachia che, con
lui, avrei mantenuto i contatti sia con Roma che col regionale.
L’anno seguente vi sarebbe stato il Convegno Nazionale Capi
Branco a Roma, durante il quale si sarebbero riviste tutte le
Specialità Lupetto. Alla Lombardia era stato dato l’incarico di
approfondire quella di “Giocatore di squadra” e 1’ incarico
dello studio di tale specialità fu data al mio Aiuto Giancarlo
Galmuzzi, intendendo in tal modo tenermi legato al Regionale in
modo pratico.
Io seguivo, a latere, l’attività del Gruppo che sommava ora due
Branchi, due Riparti (Orsa Maggiore e Croce del Sud), un cerchio
di Coccinelle ed un Reparto di Guide.
Dei vari incontri notevole fu quello di Mortara impostato sui
giochi cavallereschi di tiro con l’arco, con la cerbottana e
tiro dei dardi.
Si mantennero le tradizioni dei Campi estivi, delle Vacanze di
Branco, delle celebrazioni di Natale, carnevale, San Giorgio, ed
uno dei Branchi passava a guida femminile con la Dr. Antida
Quaglini.
Nell’agosto del 1965, venivo chiamato a dirigere un Campo scuola
di Primo Tempo per lupettisti che svolsi a Vaitorta (nella Valle
Brcmbana, dove campeggiava il Riparto Pavia 11°) insieme a
Ripamonti e Galmuzzi.
Nel 1968 tentai di avere dalla Intendenza di Finanza l’uso di un
certo terreno demaniale abbandonato lungo le rive del Ticino ma
il canone richiesto fu tale che dovemmo rinunziare: in quel
terreno vasto diversi chilometri a giocare ci andavamo lo stesso
ma se lo avessimo avuto in affittanza lo avremmo...trasformato.
Ci mancava l’appoggio politico, perchè negli affari demaniali e
cioè statali, teniamolo presente, se non si ricorre alla
politica si ottiene ben poco.
Era intanto scoppiata in Italia la “Rivoluzione culturale”
che stava trascinando enti ed associazioni verso qualcosa di
nuovo, indefinito, ribelle, contrario a tutto il passato,
critico per ogni assioma fin allora seguito.
Io assistevo, senza commento, a tutta questa ansia di novità tra
l’ammirato ed il scettico, forse legato a vecchie abitudini che
erano state, comunque positive. Avevo l’impressione che si
volesse il nuovo senza aver conosciuto e sperimentato pienamente
il vecchio.
A dire il vero mi posi un poco in disparte con la curiosità di
vedere dove saremmo andati a finire.
Devo anche dire che le mie giornate erano comunque piene:
traslocando da Viale Gorizia a Via Langosco, avevo buttato a
macero molte cose, ma avevo anche rinvenuto libri interessanti
messi da parte dal mio genitore, tra cui un “Almanacco” del 1878
che riportava notiziole di personaggi pavesi.
Poche righe per ciascun soggetto illustre, che mi spinsero ad
uno studio più approfondito, dando vita ad una serie di
“Medaglioni biografici di illustri pavesi”, raccolti in quattro
libri contenenti brevi ma significative biografie di ben 270
personaggi (che risultavano in gran parte nelle intestazioni
delle vie cittadine ma che i pavesi conoscevano solo di nome).
Di pari passo compilavo poesie dialettali ed il primo libretto
(Primavera) con poesie sui ragazzi, apparve pure in quell’anno,
con segnalazione d’onore al Concorso Nazionale dell’Editore
Gastaldi di Milano, e fu venduto a favore degli Scouts.
Entravo pertanto nel complesso della vita cittadina che chiedeva
la mia parte di partecipazione ad essa, tramite queste mie
pubblicazioni che ottennero un lusinghiero successo.
In campo scout, partecipai a diversi incontri di capi di cui in
particolare ricordo quello di Cremona, coi Capi Branco della
regione Lombardia del C.N.G.E.I. che vollero che illustrassi
loro il Lupettismo praticato nell’ASCI, il che feci con grande
gioia e calore.
Ma vi erano problemi anche nel campo lavorativo. La CGIL aveva
iniziato una serie ininterrotta di scioperi miranti a
desautorare il Governo, coinvolgendo tutte le categorie. I miei
colleghi di lavoro, quando fu approvata la Legge che nelle
società con più di dieci dipendenti poteva essere costituita una
Sezione sindacale, vennero da me e mi dissero:
“Virginio, tu sei cassiere e morirai cassiere. Noi invece
possiamo fare carriera, pertanto devi fare tu il nostro
rappresentante sindacale. ”
Lo divenni infatti per la CISL e su 54 colleghi ne iscrissi 32
mentre la CGIL ne ebbe 8. e 14 risultarono i non impegnati.
Praticamente controllavo Sindacalmente” la Banca e la nostra
Sezione era una delle più numerose della CISL (per i dipendenti
di Banche e Assicurazioni aveva nome di F.I.B. = Federazione
Italiana Bancari) che tra città e Provincia contava poco più di
150 iscritti.
Erano gli anni di ‘piombo” e le sinistre politiche facevano di
tutto per la conquista del potere usando i sindacati come forza
di sfondamento attraverso scioperi di categoria e generali.
1 Vescovi italiani l’avevano definita “un’ora delicata e
determinante per la storia del nostro paese nella quale sono
seriamente in gioco i grandi valori della vita umana, del suo
ordinato sviluppo personale, familiare, sociale e religioso
dalla libertà alla giustizia, dalla garanzia per una retta
educazione e un dignitoso lavoro, aH’ordinamemnto di una
convivenza sicura...In un momento così critico e delicato,
occorre che tutti noi assumiamo le nostre responsabilità,
offrendo a Dio ed alla Chiesa ed alla società civile, l’aiuto di
una fede coraggiosa...”
Ovviamente come “scout cattolico” non potevo ignorare tutto
questo.
Quando fu annunciato lo sciopero generale contro il Governo, i
miei colleghi esternarono il loro disappunto per una
partecipazione non condivisa ed io assicurai loro che avevano
diritto di agire secondo coscienza. Il giorno dello sciopero mi
misi sulla porta della Banca segnando i colleghi che entravano e
così pure il collega della CGIL.
Entrarono tutti, entrammo anche noi.
Fu l’unica Banca aperta in tutta la città.
Verso le ore dieci arrivarono in massa i bancari scioperanti,
entrarono e cominciarono a gridare epiteti oltraggiosi contro
tutti fin che il Direttore li cacciò fuori minacciando
l’intervento della forza pubblica. Naturalmente come “traditore”
e ‘Venduto ai padroni” io ebbi la parte maggiore degli insulti e
minacce di espulsione.
Fuori loro, i colleghi, offesi e demoralizzati, scesero in
caveau a chiedere risposta e soddisfazione. Io preparai una
‘Dichiarazione di Libertà” diretta ai colleghi delle altre
banche di città in cui dichiaravo che: i cattolici che avevano
aderito al sindacato CISL non se la sentivano di aggregarsi al
carro comunista, che i democristiani non si ponevano contro un
governo del loro partito, che i non impegnati sindacalmente non
erano propensi allo sciopero e non volevano perdere un’altra
giornata di lavoro. I colleghi, pochi per volta, scesero
nell’anticamera del caveau, ove avevo messo il foglio con tale
dichiarazione, e la firmarono: 34 firme con 32 iscritti, anche
due “compagni” l’avevano sottoscritta.
Tale lettera, in abbondanti copie fotocopiate, furono inviate
l’indomani ai colleghi delle altre banche: risultato, ricevetti
una convocazione presso la Camera del Lavoro per essere
“giudicato” da una specie di “Corte Marziale”.
Vi andai, insieme all'Incaricato Regionale della CISL, il Rag.
Ramponi, e difendemmo a spada tratta la ‘libertà di coscienza”
dei nostri iscritti. Risultato fu una comunicazione ufficiale in
cui ‘si deplorava la mancata partecipazione allo sciopero dei
dipendenti della Comit...” E la cosa finì lì.
Con la formazione delle Sezioni sindacali presso le aziende con
più di 10 dipendenti, si instaurò anche la prassi degli incontri
semestrali con la Direzione, durante i quali i rappresentanti
(sindacali) esponevano le necessità dei vari uffici, dalle sedie
mancanti alla penuria di personale che, durante i periodi di
ferie, obbligava a super lavoro straordiario
Riuscii ad ottenere numerose assunzioni, almeno una per ogni
singolo ufficio, con gran gioia e sollievo dei miei compagni di
lavoro. Ovviamente ero inviso alla Direzione e segnalato
speciale all'Ufficio del Personale ma, tanto valeva che non
avrei mai fatto carriera ed aiutare gli altri quando si poteva
era un dovere da Promessa scout...
Questa esperienza mi suggerì l’idea di scrivere un libro che
descrivesse le ‘Vniserie” della vita bancaria, per cui
cominciai a prendere nota di tutto quanto era da segnalare e che
si “viveva” al di dietro della maestosa targa che segnalava alla
gente 1’esistenza di un ‘Ente” di grande rispetto, di assoluta
serietà per cui entrarvi a far parte era il sogno di ragionieri
e laureati. “Il Dio dell’or, è del mondo signor!!”
Seguivo comunque ‘la nuova Pista”, l’avvicinamento progressivo
all’A.G.l., la formazione di Branchi misti e, purtroppo, dal mio
punto di vista, anche di Riparti misti.
( che lo Scoutismo fosse considerato dalla gente forse pm di
(pianto stimavamo, lo appresi quando mio figlio era studente
presso l’ITIS, la scuola per periti elettrotecnici.
I .a novità scolastica era la formazione di un Consiglio
d'istituto che, togliendo poteri ai Presidi, li demandava ai
rappresentanti dei Professori, studenti, genitori, bidelli e
assistenti che avrebbero dovuto legiferare
Erano le prime elezioni e i compagni, sorretti da una torte
‘Lotta Continua”, puntavano decisamente alla conquista di questo
centro di potere.
Avevo aderito alla A.G. (Associazione genitori) e con grande mia
meraviglia fui indicato dai genitori di diversi scout come
rappresentante della categoria. Fui eletto non solo ma, sia pure
di stretta misura, ed era già molto, divenni Presidente del
Consiglio d’istituto.
Fu una esperienza, talvolta dura, per convincere i
rappresentanti degli studenti su certe decisioni utili a tutti e
non solo di parte. Ma prima di ogni votazione loro dovevano
chiedere l’autorizzazione o il consiglio ai loro Capi.
Io pensavo alla nostra libertà di scout! !
L’anno seguente, rieletto, i compagni ci superarono in C'onsiglio
per un solo voto e Presidente divenne un operaio della Necchi
che, appena votato, mi si affiancò, chiedendomi, per favore, di
indicargli di mano in mano cosa dovesse lare....accettando di
essere il suo Vice-Presidente!!
Anche questa fu una esperienza dura ma positiva e l’aiutare gli
altri in ogni circostanza era un dovere scout!
Fine
ottava puntata (marzo 2016) - continua
Vi abbiamo già parlato del collega Virginio Inzaghi,
poeta dialettale, scrittore, fine umorista e storico di Pavia.
Il figlio Claudio ci ha inviato il volumetto SEMEL
SCOUT SEMPER SCOUT )scritto con lo pseudonimo di Phao Del Lago), una storia
dello scoutismo pavese, nel quale Virginio fu particolarmente attivo,
Virginio ci accompagnerà per molti mesi in quanto vi presentiamo a puntate
sulle NEWS l'intero lavoro iniziando dalla pubblicazione del settembre 2013:
•
le puntate
precedenti
•
marzo 2016 - ottava puntata
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