SEMEL SCOUT, SEMPER SCOUT - di Virginio Inzaghi (Pavia)

 

8a puntata

 

Quanto è stato fatto nei due anni che diressi questo Reparto l’ho descritto quasi fedelmente (un poco romanzato perchè il racconto viene presentato come “romanzo”) nel mio libro “Ragazzi miei...”).
Fu una esperienza molto bella, diversi di quei ragazzi mi sono ancora vicini, ora sono uomini, con famiglia, figli, posizione sociale o sono già in pensione...mamma mia come passa il tempo!
Volevamo bene a quei ragazzi, diversi di loro erano completamente sbandati e furono recuperati, in tutti riuscimmo a lasciare qualche impronta di bene.
Ricordo la caccia al materiale necessario, cioè teli tenda, zaini militari, borracce, gavette (ci scappò anche qualche furterello ma erano ancora ragazzi di strada...), ricordo le promesse dei primi otto ragazzi, al Chiozzo, sulla riva del Ticino, alla presenza del Riparto Pavia I.
Cominciava per loro, e intanto giungevano altri ragazzini attratti dalla novità, l’avventura, la prima notte in tenda, esercitazione eseguita al Campo Sportivo della Madonnina di proprietà dell’Oratorio San Luigi.
E la sede. Tre stanzettine contigue in locali provvisori che erano stati costruiti nell’orto della sua villa dal generoso ingegner Eliseo Mocchi (la cui figlia era Capo Riparto delle Guide ed intercedette per noi)
Erano state costruite provvisoriamente ad uso di abitazione dei Frati Stimmatini nel mentre veniva costruita la Chiesa della Sacra Famiglia in Città Giardino, che sarebbe diventata Parrocchia da loro gestita.
I ragazzi eran pronti, sorretti da un forte entusiasmo che era anche il nostro e di cui li facevamo partecipi.
I nostri incontri dovevano essere gioiosi. Non c’è nulla che mortifichi di più un ragazzo quanto il vedere che il Capo non gioca con gioia ed entusiasmo insieme a loro, non condivide la loro gioia ed il loro entusiasmo.
Non partecipai però con essi al Campo Regionale di San Giorgio all’Idroscalo di Milano (mentre i Lupetti erano a Tagliedo), perchè in quei giorni nacque la mia prima figlia.
Con essi invece svolsi il Campo estivo a Caldirola (AL) mentre il Pavia I era a Croviana di Malè (TN).
Partecipammo poi ai grandi cortei in onore della Madonna Pellegrina, che fu trasportata in città dai Rovers del Pavia 1°, partecipammo insieme per il servizio d’ordine al Congresso Eucaristico diocesano, anche se non tutti i miei ragazzi gradivano questo clericalume...
Devo essere molto grato alle mie due donne (mamma e moglie) che compresero ed in certo modo condivisero, la mia passione scout e mi lasciavano fare.
11 1956 vide il Campo Regionale lombardo a Como e vi parteciparono i due Riparti.
Quell’anno vide anche un altro mio trasferimento, cioè il passaggio dal negozio di macchine per cucire (nel giugno del 1956 vendetti 72 macchine !!) alla Banca Commerciale Italiana di Pavia come cassiere e destinato al Caveau titoli che, in seguito, mi ospitò per un quarto di secolo.
li un periodo in cui funziono da Capo Clan, da Capo Gruppo ed anche da Commissario di Zona, a seconda delle necessità e disponibilità dei Capi fin che le situazioni incerte si chiarirono, ma questi incarichi mi diedero modo di considerare il metodo dai suoi inizi lupettistici alla sua conclusione (se così si può dire) che è quando si entra nella vita, con incarichi e responsabilità piena.
Io vi ero già entrato, nella vita, ma l’avventura proseguiva sempre piacevolmente.
Nella primavera del 1957, il Geom. Romagnoli (vecchio scout del 1928 che ci aveva sempre seguiti attraverso i suoi due figli scout e che aveva una solida impresa di costruzioni), accettò l’incarico di Commissario di Zona (Provincia di Pavia che annoverava Gruppi scout a Voghera, Mortara, Vigevano, Mede Lomellina).
Il Gruppo Pavia 1° con Don Ubicini, con Guglielmo Portinari in funzione di Capo Riparto e 10 scouts, partecipò al Jamborce di Sutton Park (in Inghilterra) e la loro partenza fu benedetta dal Vescovo Mons. Allorio che ebbe sempre a cuore il Movimento scoutistico.
Per me il 1957 segnò la nascita della mia seconda figlia e mi limitai ad incontri di carattere regionale, mentre i resti dei Riparti I e II, cioè quelli rimasti a casa, compivano il Campo estivo a Croviana di Malè.
E bene che Riparti (e anche Branchi naturalmente) della stessa città si trovino tra di loro e non si chiudano entro le mura della propria sede con attività individualistica ma vi sia una apertura fraterna di giochi e di gare, di conoscenze e di amicizie. Mi ripeto ma è una attività troppo importante nella vita delle Unità perchè non la si debba considerare seriamente.
Intanto la costruzione della Chiesa della Sacra Famiglia era terminata, l’Ingegnere voleva demolire le casette (cioè la sede del mio Riparto Pavia II), per ripristinare il suo giardino, io ero preso da continue coliche renali, Giancarlo era oberato dal lavoro.
Senza sede, con nessuno che volle sostituirci, il Riparto Pavia 11° abbassò i suoi guidoni, diversi scouts si aggregarono al Pavia 1°, qualcuno abbandonò l’avventura.
Non commento il mio stato d’animo e mi sforzavo di sorridere nella difficoltà. Ma ci vuole molta forza per non dire parolacce contro chi, anche potendo, non ci dà una mano e andarsene delusi per proprio conto...ma tutto questo non sarebbe scout.
Io, fin dall’inizio della mia attività scout, avevo preso come mio motto una frase di una poesia di Kipling che diceva: se non farai di ogni tua ora sessanta minuti di opere compiute...non sarai un uomo.
Nelle occasioni della vita, quando dovevo prendere una decisione o giudicare un’azione o un attività mi chiedevo:
è scout o non è scout ? Se lo è, la faccio, se non lo è la respingo anche se mi costa.
Ero a riposo, ero solo consigliere a latere, e mi illudevo di passare una stagione tranquilla quando, per le dimissioni, per motivi professionali e le nozze dell’Avvocato Jachia fui richiamato all’Incarico Regionale della Branca Lupetti.
Era in corso lo scontro Milano-Roma per il problema della conduzione femminile dei Branchi ed io ebbi l’incarico dal Commissariato Regionale di ottenere dai Consigli Generali della Associazione, il riconoscimento e l’approvazione dell’uso delle cheftaines.
Azione che mi impegnò per un decennio, cioè fino all’approvazione avvenuta nel 1970!!
Nell’aprile ‘59 partecipai comunque al Campo regionale ili San Giorgio a Gallarate (Varese), in maggio nacque il mio terzogenito, in Luglio vidi con gran piacere andare a Colico per diventare Capi Branco quelli che erano stati i miei Lupetti del Branco di dieci anni prima.
Per inciso, la squadriglia tecnica del Campo Scuola di Colico dal 1956 al 1959 fu sempre composta da Rovers del Clan “La Palude” di Pavia.
Il mio Gruppo, nel 1960, aveva messo in sesto tre Branchi, Don Ubicini era andato in Val Codera al Campo Assistenti con Don Ghetti, il Riparto era a Ceresole Reale in un apprezzato campo estivo.
Per me invece era il momento del “redde rationem”. Scelto come Consigliere Nazionale e relatore con il gruppo lombardo dovetti affrontare a Roma una specie di processo contro le Capo Branco.
Ma se avevo qualche paura, essa svanì quando, prima di partire, ricevetti una lettera da Firenze che diceva:
“Caro Akela, è Guido che ti scrive e che senz'altro ricorderai come uno dei tuoi più vecchi (sono più di 12 anni ormai) ( in realtà erano nove) ma sempre fedeli “lupi ”... ”
Guido, Guido... il Capo sestiglia dei Lupi rossi e con lui suo fratello più giovane, aveva 12 anni, doveva passare al Riparto quando dovette lasciare Pavia perchè il papà, ingegnere, aveva ottenuto un buon impiego a Torino.
Ora Guido (Pace) mi scriveva da Firenze, (e conservo con affetto tale lettera che mi dava sue notizie), ove si trovava come Ispettore della Olivetti. Da buon lupo cacciatore aveva raggiunto la sua preda e si ricordava di chi gli aveva insegnato a cacciare...
Mi sia concesso di riportare anche un’altra parte di questa lettera. Essa mi diceva:
“...da una discussione sorta poco fa con i miei colleghi sullo scoutismo, mi sono ricordato che dovevo vincere la mia pigrizia nello scrivere e riallacciare con immenso piacere dei rapporti che, in realtà, dentro di me ho serbato tra i ricordi migliori della mia vita. Ti ricordo sempre negli atteggiamenti a te soliti quando, stanco del lavoro, uscivi dal Mercato Ortofrutticolo con la tua bicicletta (verde, mi sembra) e che mi lasciavi provare, sempre allegro e sorridente, quando venivi a scusarmi presso i miei genitori per il ritardo di una gita o quando mi rimproveravi per non aver superato l'ultima prova per le stelle (la prova dell'oggetto utile). Ti accorgi di come, dopo tanti anni, si ricordano le cose più felici della propria vita? Si, perchè ora a 21 anni passati, tutto ciò che ho assimilato nei lupetti mi è stato sempre da guida. Ho proprio voglia di vederti di parlarne assieme:       sarai cambiato senz’altro ma ho
l impressione che saprei riconoscerti tra un milione di persone... ”

Anch’io, ora, avevo una preda da procurare ai bambini d’Italia perchè diventassero tutti lupetti come Guido e dovevo affrontare la lotta. Era necessario, obbligatorio, secondo me,
Intanto che battagliavo per le cheftaines non perdevo però di vista lo scoutismo della mia città e quindi partecipai al Campo estivo del Gruppo in Val Palot (Iseo) e quindi trovai un pò di tranquillità nelle feste natalizie che passai, insieme al Riparto, a Cella di Varzi, un paesino sperduto tra colli pietrosi.
11 Parroco, don Adamo, voleva dare a quella landa sconosciuta una vita nuova, voleva raccogliere la gente dispersa in quegli avvallamenti e dare loro un miglior senso di vita. Decise di costruire quello che fu chiamato “Il tempio della Fraternità ” in cui raccolse cimeli di guerra di ogni popolo, terre di ogni continente.
Noi offrimmo il nostro aiuto materiale costruendo la scalinata che porta al Tempio e cantando insieme ai ragazzi della valle. Don Adamo ci ospitò nella Canonica e ci diede pane e salame...
In campo regionale devo segnalare la fraterna collaborazione di Paolo Marchisio, un eccellente Capo Branco che condivise per anni l’attività scoutistica con la moglie Anna Maria, alla morte della quale, con gli auspici dello stesso Cardinal Martini di Milano, fu impostata ed è tuttora in corso, una pratica di beatificazione.
11 1961 segnò, nella mia città, una importante realizzazione civico-scout. Commissario Provinciale era il Geometra Romagnoli, titolare di una affermata azienda di costruzioni e suo geometra, assistente ai lavori, Sordi, Capo Gruppo del Pavia 1° e già Incaricato Regionale per la Branca Scout.
Poiché diverse famiglie di scout erano in cerca di casa fu proposto e realizzato un Condominio “scout” di 24 appartamenti, che venne occupato da diverse famiglie di associati ed il piano terra destinato ad ospitare il Gruppo Pavia 1°, in Via Langosco 26, e il Gruppo lasciò, ovviamente, i locali delle Scuole Magistrali.
Io vi impiantai, in uno sgabuzzino, una camera oscura con sviluppo e stampa di fotografie, aperto a quegli scout che volessero acquistarne la “specialità”. Lo “studio fotografico” (così pomposamente chiamato) era munito anche di un bell’ingranditore tipo “Reporter” col quale si potevano ricavare, ingrandendole, certe espressioni dei ragazzi con grande ilarità di tutti alla loro “pubblicazione”. (Durò qualche anno e poi tutta l’attrezzatura fu rubata).
In questo periodo feci un pò da Capo Clan, offrii ospitalità al gruppo degli “Amis dal dialèt”, una diecina di poeti dialettali, come me, che, una tantum, si trovavano per parlare del dialetto, leggere le proprie poesie, preparare incontri cittadini.
Con Padre Galli diressi il Campo Scuola di Colico per Capi Branco: poiché gli allievi venivano da ogni parte d’Italia, era bene che conoscessero e riportassero ai loro Gruppi le motivazioni dell’accettazione delle Capo Branco, che essi ci chiedevano in continuazione.
Mi trovai, alla fine di quell’anno, oberato dal trasloco, dagli impegni economici (io solo lavoravo con moglie e tre figli a carico) per il mutuo per la casa, per la mia mamma anziana che mi creava problemi, così che mi dimisi daH’incarico regionale, pur rimanendo membro della Pattuglia regionale per la questione cheftaines.
Consegnai pertanto il Branco del Lago a Dario Faleri, un ottimo Capo lombardo, assicurando nel contempo Duccio Jachia che, con lui, avrei mantenuto i contatti sia con Roma che col regionale.
L’anno seguente vi sarebbe stato il Convegno Nazionale Capi Branco a Roma, durante il quale si sarebbero riviste tutte le Specialità Lupetto. Alla Lombardia era stato dato l’incarico di approfondire quella di “Giocatore di squadra” e 1’ incarico dello studio di tale specialità fu data al mio Aiuto Giancarlo Galmuzzi, intendendo in tal modo tenermi legato al Regionale in modo pratico.
Io seguivo, a latere, l’attività del Gruppo che sommava ora due Branchi, due Riparti (Orsa Maggiore e Croce del Sud), un cerchio di Coccinelle ed un Reparto di Guide.
Dei vari incontri notevole fu quello di Mortara impostato sui giochi cavallereschi di tiro con l’arco, con la cerbottana e tiro dei dardi.
Si mantennero le tradizioni dei Campi estivi, delle Vacanze di Branco, delle celebrazioni di Natale, carnevale, San Giorgio, ed uno dei Branchi passava a guida femminile con la Dr. Antida Quaglini.
Nell’agosto del 1965, venivo chiamato a dirigere un Campo scuola di Primo Tempo per lupettisti che svolsi a Vaitorta (nella Valle Brcmbana, dove campeggiava il Riparto Pavia 11°) insieme a Ripamonti e Galmuzzi.
Nel 1968 tentai di avere dalla Intendenza di Finanza l’uso di un certo terreno demaniale abbandonato lungo le rive del Ticino ma il canone richiesto fu tale che dovemmo rinunziare: in quel terreno vasto diversi chilometri a giocare ci andavamo lo stesso ma se lo avessimo avuto in affittanza lo avremmo...trasformato. Ci mancava l’appoggio politico, perchè negli affari demaniali e cioè statali, teniamolo presente, se non si ricorre alla politica si ottiene ben poco.
Era intanto scoppiata in Italia la “Rivoluzione culturale”
che stava trascinando enti ed associazioni verso qualcosa di nuovo, indefinito, ribelle, contrario a tutto il passato, critico per ogni assioma fin allora seguito.
Io assistevo, senza commento, a tutta questa ansia di novità tra l’ammirato ed il scettico, forse legato a vecchie abitudini che erano state, comunque positive. Avevo l’impressione che si volesse il nuovo senza aver conosciuto e sperimentato pienamente il vecchio.
A dire il vero mi posi un poco in disparte con la curiosità di vedere dove saremmo andati a finire.
Devo anche dire che le mie giornate erano comunque piene: traslocando da Viale Gorizia a Via Langosco, avevo buttato a macero molte cose, ma avevo anche rinvenuto libri interessanti messi da parte dal mio genitore, tra cui un “Almanacco” del 1878 che riportava notiziole di personaggi pavesi.
Poche righe per ciascun soggetto illustre, che mi spinsero ad uno studio più approfondito, dando vita ad una serie di “Medaglioni biografici di illustri pavesi”, raccolti in quattro libri contenenti brevi ma significative biografie di ben 270 personaggi (che risultavano in gran parte nelle intestazioni delle vie cittadine ma che i pavesi conoscevano solo di nome).
Di pari passo compilavo poesie dialettali ed il primo libretto (Primavera) con poesie sui ragazzi, apparve pure in quell’anno, con segnalazione d’onore al Concorso Nazionale dell’Editore Gastaldi di Milano, e fu venduto a favore degli Scouts.
Entravo pertanto nel complesso della vita cittadina che chiedeva la mia parte di partecipazione ad essa, tramite queste mie pubblicazioni che ottennero un lusinghiero successo.
In campo scout, partecipai a diversi incontri di capi di cui in particolare ricordo quello di Cremona, coi Capi Branco della regione Lombardia del C.N.G.E.I. che vollero che illustrassi loro il Lupettismo praticato nell’ASCI, il che feci con grande gioia e calore.
Ma vi erano problemi anche nel campo lavorativo. La CGIL aveva iniziato una serie ininterrotta di scioperi miranti a desautorare il Governo, coinvolgendo tutte le categorie. I miei colleghi di lavoro, quando fu approvata la Legge che nelle società con più di dieci dipendenti poteva essere costituita una Sezione sindacale, vennero da me e mi dissero:
“Virginio, tu sei cassiere e morirai cassiere. Noi invece possiamo fare carriera, pertanto devi fare tu il nostro rappresentante sindacale. ”
Lo divenni infatti per la CISL e su 54 colleghi ne iscrissi 32 mentre la CGIL ne ebbe 8. e 14 risultarono i non impegnati.
Praticamente controllavo Sindacalmente” la Banca e la nostra Sezione era una delle più numerose della CISL (per i dipendenti di Banche e Assicurazioni aveva nome di F.I.B. = Federazione Italiana Bancari) che tra città e Provincia contava poco più di 150 iscritti.
Erano gli anni di ‘piombo” e le sinistre politiche facevano di tutto per la conquista del potere usando i sindacati come forza di sfondamento attraverso scioperi di categoria e generali.
1 Vescovi italiani l’avevano definita “un’ora delicata e determinante per la storia del nostro paese nella quale sono seriamente in gioco i grandi valori della vita umana, del suo ordinato sviluppo personale, familiare, sociale e religioso dalla libertà alla giustizia, dalla garanzia per una retta educazione e un dignitoso lavoro, aH’ordinamemnto di una convivenza sicura...In un momento così critico e delicato, occorre che tutti noi assumiamo le nostre responsabilità, offrendo a Dio ed alla Chiesa ed alla società civile, l’aiuto di una fede coraggiosa...”
Ovviamente come “scout cattolico” non potevo ignorare tutto questo.
Quando fu annunciato lo sciopero generale contro il Governo, i miei colleghi esternarono il loro disappunto per una partecipazione non condivisa ed io assicurai loro che avevano diritto di agire secondo coscienza. Il giorno dello sciopero mi misi sulla porta della Banca segnando i colleghi che entravano e così pure il collega della CGIL.
Entrarono tutti, entrammo anche noi.
Fu l’unica Banca aperta in tutta la città.
Verso le ore dieci arrivarono in massa i bancari scioperanti, entrarono e cominciarono a gridare epiteti oltraggiosi contro tutti fin che il Direttore li cacciò fuori minacciando l’intervento della forza pubblica. Naturalmente come “traditore” e ‘Venduto ai padroni” io ebbi la parte maggiore degli insulti e minacce di espulsione.
Fuori loro, i colleghi, offesi e demoralizzati, scesero in caveau a chiedere risposta e soddisfazione. Io preparai una ‘Dichiarazione di Libertà” diretta ai colleghi delle altre banche di città in cui dichiaravo che: i cattolici che avevano aderito al sindacato CISL non se la sentivano di aggregarsi al carro comunista, che i democristiani non si ponevano contro un governo del loro partito, che i non impegnati sindacalmente non erano propensi allo sciopero e non volevano perdere un’altra giornata di lavoro. I colleghi, pochi per volta, scesero nell’anticamera del caveau, ove avevo messo il foglio con tale dichiarazione, e la firmarono: 34 firme con 32 iscritti, anche due “compagni” l’avevano sottoscritta.
Tale lettera, in abbondanti copie fotocopiate, furono inviate l’indomani ai colleghi delle altre banche: risultato, ricevetti una convocazione presso la Camera del Lavoro per essere “giudicato” da una specie di “Corte Marziale”.
Vi andai, insieme all'Incaricato Regionale della CISL, il Rag. Ramponi, e difendemmo a spada tratta la ‘libertà di coscienza” dei nostri iscritti. Risultato fu una comunicazione ufficiale in cui ‘si deplorava la mancata partecipazione allo sciopero dei dipendenti della Comit...” E la cosa finì lì.
Con la formazione delle Sezioni sindacali presso le aziende con più di 10 dipendenti, si instaurò anche la prassi degli incontri semestrali con la Direzione, durante i quali i rappresentanti (sindacali) esponevano le necessità dei vari uffici, dalle sedie mancanti alla penuria di personale che, durante i periodi di ferie, obbligava a super lavoro straordiario
Riuscii ad ottenere numerose assunzioni, almeno una per ogni singolo ufficio, con gran gioia e sollievo dei miei compagni di lavoro. Ovviamente ero inviso alla Direzione e segnalato speciale all'Ufficio del Personale ma, tanto valeva che non avrei mai fatto carriera ed aiutare gli altri quando si poteva era un dovere da Promessa scout...
Questa esperienza mi suggerì l’idea di scrivere un libro che descrivesse le ‘Vniserie” della vita bancaria, per cui
cominciai a prendere nota di tutto quanto era da segnalare e che si “viveva” al di dietro della maestosa targa che segnalava alla gente 1’esistenza di un ‘Ente” di grande rispetto, di assoluta serietà per cui entrarvi a far parte era il sogno di ragionieri e laureati. “Il Dio dell’or, è del mondo signor!!”
Seguivo comunque ‘la nuova Pista”, l’avvicinamento progressivo all’A.G.l., la formazione di Branchi misti e, purtroppo, dal mio punto di vista, anche di Riparti misti.
( che lo Scoutismo fosse considerato dalla gente forse pm di (pianto stimavamo, lo appresi quando mio figlio era studente presso l’ITIS, la scuola per periti elettrotecnici.
I .a novità scolastica era la formazione di un Consiglio d'istituto che, togliendo poteri ai Presidi, li demandava ai rappresentanti dei Professori, studenti, genitori, bidelli e assistenti che avrebbero dovuto legiferare
Erano le prime elezioni e i compagni, sorretti da una torte ‘Lotta Continua”, puntavano decisamente alla conquista di questo centro di potere.
Avevo aderito alla A.G. (Associazione genitori) e con grande mia meraviglia fui indicato dai genitori di diversi scout come rappresentante della categoria. Fui eletto non solo ma, sia pure di stretta misura, ed era già molto, divenni Presidente del Consiglio d’istituto.
Fu una esperienza, talvolta dura, per convincere i rappresentanti degli studenti su certe decisioni utili a tutti e non solo di parte. Ma prima di ogni votazione loro dovevano chiedere l’autorizzazione o il consiglio ai loro Capi.
Io pensavo alla nostra libertà di scout! !
L’anno seguente, rieletto, i compagni ci superarono in C'onsiglio per un solo voto e Presidente divenne un operaio della Necchi che, appena votato, mi si affiancò, chiedendomi, per favore, di indicargli di mano in mano cosa dovesse lare....accettando di essere il suo Vice-Presidente!!
Anche questa fu una esperienza dura ma positiva e l’aiutare gli altri in ogni circostanza era un dovere scout!

 

Fine ottava puntata (marzo 2016) - continua

 

 

Vi abbiamo già parlato del collega Virginio Inzaghi, poeta dialettale, scrittore, fine umorista e storico di Pavia.

Il figlio Claudio ci ha inviato il volumetto SEMEL SCOUT SEMPER SCOUT )scritto con lo pseudonimo di Phao Del Lago), una storia dello scoutismo pavese, nel quale Virginio fu particolarmente attivo,
Virginio ci accompagnerà per molti mesi in quanto vi presentiamo a puntate sulle NEWS l'intero lavoro iniziando dalla pubblicazione del settembre 2013:

le puntate precedenti

marzo 2016 - ottava puntata

 

 

 

 

 

 

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quellichelacomit.it news - marzo 2016